Sarà stato l’odore della natura ad attirare la nostra attenzione. Forse quella del rattan o la cera d’api di cui sono fatte alcune sculture, oppure la forma singolare di alcuni oggetti di ferro. Certo è che la curiosità delle donne davanti a delle calzature molto singolari è stata inarrestabile. Si, perché le scarpe in questione sono fatte di paglia o di ferro, hanno i dentini di plastica o sembrano delle “scale” in miniatura.
Curiosando qua e là nelle vie del centro di Rimini ci siamo imbattute in un’esposizione molto interessante nello spazio Augeo Art Space.
Da settembre nello storico palazzo Spina, che si sposa perfettamente con il tema della mostra, si respira l’odore dei campi di grano, si trovano forme riprodotte dalla natura, creature in metamorfosi come i “nidi” romagnoli.
Quelli che da bambino e ancora oggi l’autore studia e fa rivivere.
“Ogni opera riassume un ciclo di vita – racconta lo scultore Graziano Spinosi – per fare un nido impiego all’incirca 9 mesi, curiosamente, lo stesso tempo di una gravidanza”.
I nidi, quelli della foto, sono quelle opere che raccontano di quel grembo materno, quel guscio, nido, sacco, quello spazio che contiene e genera la vita.
Una magia unica nella forma e nell’odore del materiale.
E pensare che a noi la cera d’api ricorda la crema di una nota marca di cosmetici e che proprio non avremmo pensato di trovare un giorno amalgamata insieme alla resistente fibra vegetale estratta dall’omonima palma, il rattan.
L’arte è arte, non si discute, e così noi ci siamo lasciate trasportare nell’amore, nell’ossessione, del genio che le ha prodotte. Delle naviganti in tre lembi di terra, tre stanze, in cui la materia si conserva e genera.
Un viaggio fra giganteschi nidi posti a terra o appesi sulle pareti, le opere di ferro di grandi dimensioni degli anni duemila e la sala con le curiose, estrose, particolari calzature realizzate con svariati materiali dedicate ad autori, ballerini e artisti degli anni novanta. Scarpe realizzate al Pastificio Cerere di Roma, dove l’artista ha vissuto e lavorato.
Tre spazi distinti e anime comunicanti che raccontano il mondo di Graziano Spinosi. Uno scultore, lui stesso ci ha specificato, dalla tenera età di 16anni. Stesso periodo di tempo che lo lega all’insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Ravenna.
La storia della sua vita è racchiusa in questa esposizione, “Breve Antologica 1990 – 2015“, visitabile ancora fino al 12 dicembre 2015. Un mestiere probabilmente che ha scelto, e l’ha scelto, già da quando in quei campi di grano di Santarcangelo, dove è nato e cresciuto, la curiosità verso la materia l’ha portato a creare e sperimentare. E proprio come l’artista, in questo nostro girovagare nell’esposizione, abbiamo “ascoltato” le sue opere e “assaporato” la sua campagna. L’odore dell’erba fresca, il ronzio delle api, il ferro filato della recensione dei campi, le nuvole che sembrano cotone, l’odore dei fiori e il sole che scalda. Si per un attimo abbiamo immaginato quel “nido”, quella casa, in cui tornare o partire per sognare.
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